Monte Vago, 3.059 m., 24 settembre 2009

Trovo questa escursione su una rivista costosissima presa per caso all'edicola della stazione.....dopo un primo pentimento scopro che sono stati soldi ben spesi, non sapevo nemmeno che questa bellissima cima esistesse...!
Alle 9 siamo alla forcola di Livigno, parcheggiamo l'Ulisse e cominciamo a salire, le indicazioni sono scritte in dialetto ma intuiamo che "al Vach" sia il monte Vago che cerchiamo.....
Si sale molto velocemente, la dogana della Forcola si fa sempre più piccola e lontana....
Un bivio, da una parte si va al Piz Orsera ( 3.017 metri), noi giriamo a sinistra proseguendo per "al Vach"
Uno splendido laghetto a forma di cuore, il lago Vago, decidiamo di scenderci al ritorno
Stupenda vista sul ghiacciaio del Bernina (4000 m.)

Mi ha perso un tappo dei bastoncini nordic walking.....GRRRRRRRRR

dopo poco più di 2 ore siamo all'inizio della cresta, a vederla sembra impegnativa ma è ben tracciata e abbastanza tranquilla

vetta fantastica, in un barattolo di plastica il libro di vetta...
...fa caldissimo, portato un mucchio di roba inutile...vedi il piumino...
la valle di Livigno, in fondo la diga
i laghi della Forcola, la valle del fieno
ci accomodiamo e banchettiamo con la fantastica insalata di riso, alla faccia dei panini stopposi!!!!

divagazione ....... autoscatto
la discesa...
come deciso durante l'ascesa, scendiamo al laghetto, trasparentissimo
lo strano bianco nel greto del ruscello
E dopo essere saliti sul Monte Vago, aver diVagato sulla vetta, bevuto al lago Vago....ci divaghiamo verso casa, grazie Monte Vago, piacere di averti conosciuto!!!

Monte Masuccio, 2816 m. 20 settembre 2009

Partiamo da casa alle 7.30, saliamo verso Baruffini e poi su verso l'Alpe Ghiaccia dove parcheggiamo la Viviana e ci incamminiamo sul sentierino che, tra boschi e pietraie ci porta a Pra Campo
A Pra Campo c'è la vecchia caserma della finanza, proseguiamo verso nord ovest in direzione Pian Cavallino

La cima del Masuccio è ancora lontanissima.....


Pian Cavallino

Il Masuccio comincia a mettere il cappello..........

Autoscatto a Pian Cavallino

Il gruppo Bernina visto da Pian Cavallino

Il cippo di confine numero 10

La salita che ci aspetta, in mezzo a bassi cespugli bagnati e pungenti, sentiero pressochè inesistente.....pendenza del 40%.......

Ogni 200 metri di dislivello c'è un cippo di confine, siamo all'11......

La vista sulla valle è splendida...

Nooooooo....ha perso gli occhiali.....è sceso a cercarli. intanto io faccio merenda con focaccia

Sempre più ripido..........

Improvvisamente....un crepaccio...brutto brutto brutto.......

E siamo al 12....manca poco......

Il lago di Poschiavo da una nuova angolazione

E finalmente il tanto sognato cippo 13, da qui si può proseguire verso nord andando verso il passo Portale, oppure verso ovest verso la cima del Masuccio, andiamo verso ovest e cominciamo a percorrere la cresta, precipizio de scià e precipizio de là......


Passiamo una prima croce in ferro arrugginito e dopo un passaggio con catene arriviamo alla croce di Baruffini, davanti un altare

Il panorama

La croce di Baruffini


La rosa dei venti con canocchiale che si trova sulla cima del Masuccio

Grazie universo!!!!!!!
Torniamo indietro fino alla prima finestra tra le rocce e scendiamo attraverso la malefica pietraia, resto dell'idea che l'indigeno con cane al seguito che ci ha consigliato questa via ci abbia preso in giro, tornando in cresta verso il passo del Portone c'era il sentiero che agevolmente scendeva.....comunque vabbè...scendiamo...
L'ultimo canalone prima del laghi di Schiazzera
Il lago di Schiazzera, quello piccolo è il lac Brodec, dove ci fermiamo a mangiare e immergere i piedi doloranti nelle gelide acque.
Mentre ripartiamo due ragazzi scendono dall'altra parte....uno è il Timmy che si appresta a raggiungere la vetta
E dopo 9 ore di arduo cammino vediamo la fedele Viviana che ci aspetta a Alpe Ghiaccia.....

Alex Bellini e Marco Confortola, Poschiavo 18 settembre 2009

Due volti della solitudine: il navigatore e l'alpinista




Alex Bellini e Marco Confortola confrontano i loro due mondi. Venerdì 18 settembre 2009 a Poschiavo.



Due fra i più noti sportivi di Valtellina confronteranno le loro vicissitudini sportive e umane sul palco delle palestre di Santa Maria a Poschiavo, con inizio dalle ore 20 (apertura cassa alle 19), in una serata che si preannuncia ad alto contenuto adrenalinico. Proiezioni di filmati, racconti, aneddoti, ricordi di momenti di gioia e di sconforto sono gli ingredienti principali che permetteranno di scoprire i veri valori dello sport e della vita.
Attraversare il Mediterraneo, l'Atlantico e il Pacifico con una barca a remi è un'impresa che probabilmente più si addice ai sogni di un lupo di mare che a un «montanaro». Scendere da Aprica, una località conosciuta principalmente per le sue montagne, afferrare due remi e affrontare le onde del mare e dell'oceano potrebbe sembrare la trama di un racconto di Jules Verne ed invece è la vera storia di Alex Bellini. Con la sua barca a remi è stato il primo uomo ad attraversare il Mediterraneo nonché il primo italiano a conquistare l'Atlantico e il Pacifico. Suo anche il record di permanenza solitaria in mare aperto, stabilito durante la traversata del Pacifico che lo ha tenuto lontano dal mondo per 294 giorni.

Marco Confortola, dal canto suo, è rimasto fedele alle sue origini sviluppando un amore viscerale per la montagna. Conosciuto in tutta la Valtellina per le sue qualità di scalatore e alpinista è apprezzata guida alpina in Valfurva. Nel 2007, dopo aver conquistato le più importanti vette alpine, inizia la sua avventura in Himalaya e conquista, primo valtellinese, l'Everest (8848 m). Nel 2005 è il turno del Shishsa (cima centrale 8017 m) e l'anno successivo conquista la cima principale della stessa montagna (8027 m). Nello stesso anno fa suo anche l'Annapurna (8091 m affrontati dal versante nord) e nel 2007 fa sventare la bandiera valtellinese sul Cho oyu (8200 m scalati in salita veloce: campo base-cima-campo base in 26 ore) e sul Broad Peak (8047 m). Il primo agosto del 2008 Marco conquista il K2, ma, dopo l'immensa gioia per la riuscita dell'impresa, la tragedia...
Marco Confortola sulla vetta del K2
Alex e Marco, due sportivi per certi versi agli antipodi, ma che hanno vissuto emozioni, situazioni e difficoltà che potremmo definire simili. Una fra tutte la solitudine; quella cercata di Alex e quella forzata di Marco. Due volti della solitudine, che il 18 settembre a Poschiavo gli stessi protagonisti metteranno a confronto. Avvalendosi anche di filmati i due appassionati di sport estremo parleranno delle loro esperienze accentuando con particolare enfasi il lato umano delle loro spedizioni. Motivazioni, pensieri, orgoglio, caparbietà, ansie e paure verranno sviscerate e messe a confronto in un mix di sensazioni dal forte contenuto adrenalinico.
Alex Bellini in simpatica compagnia
A condurre i due più celebri interpreti dello sport estremo valtellinese contemporaneo lungo questo cammino sarà presente sul palco il giornalista Antonio Platz, direttore de «Il Grigione Italiano» e de «Il Tiranese senza Confini», che ha seguito a distanza con la penna in mano le vicissitudini di Alex e Marco, che sarà sostenuto pure della curiosità del pubblico in sala che potrà intervenire in qualsiasi momento per porre domande.
Un'occasione - quella offerta da Livio Costa in qualità di coordinatore, dall'Associazione Subacquei Valposchiavo e da Il Grigione Italiano - per avvicinarsi a questi due grandi atleti e conoscerli praticamente di persona.
«Due volti della solitudine - Alex Bellini e Marco Confortola raccontano le loro esperienze» andrà in scena venerdì 18 settembre 2009, alle ore 20, presso le palestre della scuola comunale di Poschiavo.
Il prezzo del biglietto d'entrata ammonta a franchi 15.-/ Euro 10.- per gli adulti e franchi 8.-/ Euro 5.- per i ragazzi sotto i 16 anni. La cassa aprirà alle ore 19 e i posti sono limitati. Non è prevista prevendita.



Uomini senza confini
Conferenza di Alex Bellini e Marco Confortola presso la palestra delle Scuole comunali di S. Maria

Alex Bellini e Marco Confortola sono due persone attratte da mete diverse ma contraddistinte dallo stesso spirito di sacrificio e avventura. La passione per lo sport estremo li ha portati a vivere immersi nella natura da cui hanno tratto una particolare sensibilità istintuale.
Quell'istinto animale che esce nei momenti di sopravvivenza e di pericolo, riesce poi a darti un approccio umile nei confronti della vita, facendoti apprezzare le piccole cose che essa ti propone ogni giorno. Loro portano a termine con caparbietà e determinazione i progetti che si prefissano, con la consapevolezza di dover superare prove ai limiti delle capacità umane. Una sfida contro se stessi, ma soprattutto una continua ricerca del loro essere e della propria interiorità. I due atleti sono stati presentati da Antonio Platz, direttore del Grigione Italiano, che con abile maestria ha cercato di carpire quale sia il motore che li spinge ad affrontare queste sfide. A questo quesito non hanno saputo dare una risposta, ma di sicuro in loro c'è un fuoco che accende questa vocazione.
Già nel 2001 Alex Bellini compie la Marathon des Sables che è una corsa a tappe di circa 250 Km attraverso il deserto del Sahara marocchino; nel 2002 e poi nel 2003 si dirige in Alaska per intraprendere la gara di corsa che segue fedelmente il percorso dell'Iditarod (la famosa corsa con i cani da slitta). Ed ecco che l'anno successivo decide di solcare le onde dell'oceano Atlantico con una barca a remi ma questo tentativo fallisce. Ma da buon montanaro, come lui stesso dice, non si arrende e nel 2005 parte da Genova e raggiunge Fortaleza (Nord Est del Brasile) percorrendo 10'000 km di mare e restando in totale solitudine per ben 226 giorni. L'impresa maggiore però si ha il 21 febbraio 2008, quando Alex parte da Lima con la sua imbarcazione a remi intenzionato ad attraversare l'Oceano Pacifico, ma dopo aver superato l'isola di Tonga correnti e venti contrari lo fanno continuamente indietreggiare vanificando i suoi progressi. Con l'annuncio di condizioni meteo sfavorevoli, anche se ormai vicino alla costa, Alex decide di abbandonare la nave e lasciarsi condurre al porto di New Castle (nord di Sidney). Nel filmato si sono potuti vedere alcuni episodi delle sue navigazioni: l'uomo forte che in totale solitudine riesce a sorridere alla vita e allo stesso tempo l'uomo fragile che vorrebbe arrendersi preso dallo sconforto e dalla fatica.
Poi dal mare si è passati alla montagna e la numerosa platea ha potuto visionare un video che presenta le molteplici imprese compiute da Marco Confortola. Divenuto guida alpina in giovane età, scopre questo amore viscerale per la montagna che lo ha trascinato ad affrontare le vette più alte del mondo. Durante la conferenza Confortola racconta la sua dolorosa esperienza sul K2 e la lotta per la sopravvivenza determinata dalle condizioni avverse che una montagna come questa riserva. Raggiungere gli 8000 metri senza l'ausilio dell'ossigeno non è cosa da tutti. Il tempo sfavorevole, le precipitazioni e il vento complicano ulteriormente la salita verso la vetta. Successivamente, approfittando di una fase di alta pressione, le varie spedizioni decidono di salire sulla cima. Ma sul punto più difficile (il Collo di Bottiglia) un serbo precipita trovando la morte. Si accumulano così due ore di ritardo per cercare di aiutare gli altri della spedizione che si trovano in evidente stato di difficoltà. In vetta arrivano alle 18:30 e poi lui e l'irlandese Gerard O'Donnell soprannominato"Jesus" iniziano la lenta e ardua discesa.
Dopo aver anche bivaccato una notte al gelo in prossimità della cima a -30°C, ovviamente facendo di tutto per non addormentarsi, riprendono a scendere e sulla loro strada incrociano dei membri di un'altra spedizione in imminente pericolo di vita. Entrambi prestano soccorso agli sventurati consumando le poche energie che gli restavano. Ad un certo punto "Jesus" si allontana misteriosamente, senza una spiegazione e Marco, grazie ad una radio trovata in loco, chiede aiuto a due sherpa informandoli dell'attuale situazione. A questo punto Marco è costretto a scendere al campo base da solo. Poi sente il boato di un'impietosa valanga che travolge i superstiti e l'irlandese. Qui qui Marco capisce che il soccorso prestato non è servito a salvarli. Lui, grazie alla sua preparazione fisica, alla sua forza di volontà e ad un'altra componente importante come la fortuna, è riuscito a sopravvivere; anche se resteranno indelebili in lui i ricordi di quella tragedia, non solo fisici (ha subito un'amputazione parziale delle dieci dita dei piedi), ma anche interiori. Due uomini che hanno saputo mantenere una concentrazione mentale in momenti estremamente tortuosi e faticosi. Due uomini come tanti che hanno deciso di sfidare se stessi affrontando esperienze che vanno oltre la concezione della normalità, uscendo cambiati nel profondo dell'anima, grazie anche a questo sentito richiamo verso la natura. Natura che è tanto affascinante quanto spietata.