Rifugio Schiazzera e Monte della Croce, 1 settembre 2009

La Val Saiento (val de saént) è la prima laterale settentrionale che dal versante retico scende al fondo della valle dell’Adda dopo Tirano. È una valle particolarissima, per diversi motivi. Innanzitutto è un caso non frequente di doppione toponomastico: ne esiste un’altra, di egual nome, a poca distanza, ed è la prima laterale occidentale della Valle di Poschiavo, in territorio elvetico.
Poi è una valle di particolare bellezza, poco frequentata ma non deserta né desolata, impreziosita dal sistema dei tre laghetti di Schiazzera. In fine, e soprattutto, ha una forma inconsueta, che suggerisce la figura della spirale: fatto centro idealmente sulla vetta del monte Masuccio, il monte di Tirano che ne costituisce il vertice o l’origine, la valle descrive, infatti, una spirale discendente, con un ampio arco di cerchio in senso orario.



Contornando, infatti, l’enorme conca a nord del Masuccio, che richiama singolarmente un vulcano, il crinale della valle assume via via l’andamento sud, sud-ovest, ovest, nord-ovest e nord, per poi piegare gradualmente ad est e costituire la testata vera e propria della valle, con le tre cime di Schiazzera ed il monte Campiano a dominare lo scenario. Infine il crinale piega gradualmente a sud-est e sud, tornando alla direzione oroginaria ed addolcendosi, per terminare nel cocuzzolo erboso del Monte della Croce.
La spirale è figura archetipica, cioè richiama, nella simbologia di culture diverse ed anche molto lontane (si pensi, ad esempio, alla salita del monte del Purgatorio operata da Dante e Virgilio), il tema del cammino di liberazione e di elevazione al cielo. Infatti essa dice insieme elevazione e ritorno all’origine, cioè esprime geometricamente il principio dell’epistrophé neoplatonica, del ritorno alla fonte, alla scaturigine prima, all’origine dell’essere. Alla luce di ciò la Val Saiento rappresenterebbe la forma più perfetta di un ideale cammino di elevazione, che dalle falde montuose a monte di Lovero sale su su fino alla cima del Masuccio.


Ecco, dunque, una valle che invita ai passi dell’andare ed a quelli de pensare.
Con accenti felici Ivan Fassin, ne “Il conglomerato del diavolo – Fantasticheria alpine” (L’officina del Libro, Sondrio, 1991) descrive suggestioni e pensieri che si legano con l’accesso a questa valle così particolare: “L'approccio è, veramente, poco pellegrinale: si sale in macchina per una carrabile stretta e sassosa, ma non molto ripida, fin sotto il ciglione di Schiazzera. Perché infatti il percorso si snoda a partire da questo lato della montagna, e si inoltra nella valle a chiocciola per compiere un giro completo fino alla base della vera e propria vetta. Si sale dunque oltre la barriera di rocce su un breve tratto di mulattiera selciata, ci si inoltra nel pianoro, passando accanto ai ruderi della vecchia caserma della Guardia di Finanza, poi si sale di balza in balza entro un orizzonte limitato dalla barriera dei monti all'esterno, e ombreggiato dal cono della vetta dall'altra parte.



Quasi subito si scorge un grande conoide di massi che scende dalla cima, anzi da un imbuto sovrastante, con cui forma una sorta di gigantesca clessidra, simbolo del tempo inesorabile. In alto infatti gli agenti atmosferici sfaldano la roccia friabile, che lentamente si sbriciola e giù per un canale stretto scende ad ingrandire l'ammasso sottostante.



Sui diversi ripiani che costituiscono il fondo della valletta sono distribuiti alcuni laghetti, al centro di altrettanti piccoli circhi glaciali.
Più avanti, volgendo a sud, si deve superare un'altra balza di rocce rotte per entrare nel circo più alto, sotto la vetta. Fin qui l'orizzonte non è mai stato ampio, il cammino si è svolto sempre dentro la valle ritorta; d'improvviso si supera il livello delle barriere e l'orizzonte si apre sulle Retiche e sull'Adamello, vastissimo.



Lungo il percorso si incontrano molte altre "cose", non tutte enumerabili qui: la baita dell'alpe Schiazzera, rudimentale, ma non priva di confort; la strada militare che entra nella valle venendo dalla direzione di Baruffini, percorre poi uno strano tortuoso tracciato seguendo approssimativamente la curva di livello dei 2400 mt. di quota. Su un'altura (mt. 2425 ca.), arrotondata dall'antico ghiacciaio, tra il laghetto di Pian Fusino e il lago Schiazzera, non lontano da dove la strada militare fa una svolta per tornare sull'altro versante della valle, un cumulo di sassi, quasi un altare primordiale, consente di traguardare la cima sita a sud-est, e osservare il gioco del sole che d'autunno e d'inverno s'affatica per superare il cono della vetta.

Il Masuccio visto dal rifugio Schiazzera

Sulla cima, alta sulla valle e sui circhi che l'attorniano formando una grande spira, piace pensare si sia soffermato S. Michele, prima di scendere a posarsi sulla cupola della Basilica della Madonna di Tirano.” Il riferimento di Fassin è alla battaglia di Tirano del 1620, nella quale le truppe delle Tre Leghe Grigie, calate in Valtellina per soffocare la ribellione dei nobili cattolici che avevano fatto strage dei protestanti, furono sconfitte e costrette temporaneamente a sgomberarla, anche grazie, si disse ben presto, ad un intervento miracoloso del capo dell’esercito celeste, l’arcangelo Michele, sceso dal cielo a dar vita alla statua posta in cima al Santuario della Madonna di Tirano e a dar manforte ai ribelli valtellinesi.



Di più, l'accesso a questa valle offre anche l'opportunità di utilizzare le strutture di un rifugio alpino e contemporaneamente contribuire ad una causa umanitaria. Dall’ex-caserma della Guardia di Finanza, citata anche dal testo di Fassin e posta all'ingresso dell’alpe Schiazzéra, è stato ricavato un rifugio (rifugio Alpe Schiazzera) gestito da volontari tiranesi che aderiscono alla cosiddetta “Operazione Mato Grosso”, finalizzata all’aiuto delle popolazioni di un’area fra le più povere del Brasile. I proventi della gestione del rifugio vengono, appunto, destinati ad interventi umanitari in quest’area. Un buon motivo per applaudire alla sua apertura. Aggiungiamone un altro: si tratta di un punto di appoggio indispensabile per chi intendesse percorrere il Sentiero Italia nel tratto che da Tirano porta nel cuore della Val Grosina.

in cima al Monte della Croce, 2279 m.


La presenza di una caserma della Guardia di Finanzia non stupisce: l'alta Val Saiento consente un passaggio abbastanza facile alla Valle di Poschiavo (il passo chiamato Portone) ed alla Valle Piana, laterale della Val Grosina occidentale, dalla quale, poi, è, di nuovo, facile il passaggio, per diverse vie, alla Valle di Poschiavo. Questo spiega il passaggio di contrabbandieri su questi sentieri, e l'azione di contrasto operata dai Finanzieri.


alta Valtellina vista dal monte della Croce, Sondalo

Mazzo di Valtellina visto dal monte della Croce


Test Gronell: 10 e lode!